LA TRAVEL JACKET
Vi presento
Ernesto Rossi, uomo di trent'anni circa. Vive in Italia, ha un
lavoro discreto, ama lo sport, la musica e gli amici.
A causa di
vicissitudini che per il momento tralasciamo, il nostro Ernesto si
trova nella situazione di dover ricostruire il proprio guardaroba
partendo da zero.
Nella mia
veste di grillo parlante (e petulante) seguirò ed indirizzerò le
sue scelte, cercando di costruire assieme a lui il guardaroba
perfetto, affrontando le situazioni che via via gli si presenteranno,
facendo i conti con un budget per forza di cose limitato ed
aggiungendo pezzi che contribuiscano a creare un insieme funzionale
ma anche armonioso.
La
situazione di tabula rasa nella quale si trova Ernesto è
assai stimolante (anche se lui mi pare non goderne appieno: lo vedo
anzi assai contrariato!).
Per creare
il primo nucleo del suo guardaroba gli propongo di far finta di dover
partire per un breve viaggio fuori città, diciamo un week end lungo.
Quali capi
porterebbe con sé? Bene, quelli sono i primi capi che dovrà
acquistare: un paio di jeans, due o tre magliette, una camicia, ed
una giacca. Spero che tra qualche mese ognuna di queste voci avrà un
ipertesto che rimandi alla relativa trattazione approfondita. Oggi
affrontiamo la giacca; io gli ho consigliato una Travel Jacket.
Una Travel
Jacket è il capo multipurpose per eccellenza; deve poter
essere indossato sia sopra una t shirt od un maglione (a
seconda del clima del paese in cui si viaggia) che con una camicia e
al limite una cravatta per le situazioni più formali; quindi deve
essere destrutturata, una specie di giacca-camicia morbida,
ovviamente senza spalline. Deve assecondare i movimenti del corpo
(quando rincorriamo l'autobus), deve
essere un capo abbastanza robusto da poter reggere lo stress (vento,
pioggia; il peso della cinghia dello zaino sulle spalle) e con un
colore neutro base, facilmente abbinabile. Io personalmente
suggerisco il blu, il grigio o il verde militare, ma al limite vanno
bene anche il beige/sabbia (in diverse sfumature di intensità, fino
al terra bruciata) o il nero. E preferisco il cotone rispetto alla
lana, proprio per ottenere la massima versatilità.
Il capo deve
avere quattro tasche esterne, se possibile chiuse da patta e bottone; nelle
occasioni più formali la bindella (o pattina) andrà inserita nella
tasca, per scomparire. La giacca dovrebbe anche avere una o più
tasche interne, se possibile anch'esse con una chiusura (ad esempio
con una zip).
Le
caratteristica di giacca sportiva si accentuano con la presenza degli spacchi, che conferiscono maggiore libertà ai
movimenti.
Va abbinata
con pantaloni sportivi di cotone (chino) o jeans, e magari una
sciarpa di cotone o lino per i paesi caldi.
Ma Ernesto,
spiegami bene: perché sei rimasto senza abiti? "E' una lunga
storia", mi dice lui, tra il disincantato ed il rassegnato.
Stimatissimo F.,
RispondiEliminal'occasione mi è lieta per porre a guisa di marginale glossa giusto qualche appunto in merito all'etimo della parola giacca.
In ambito neolatino, compaiono nomi simili per simili indumenti: Chaqueta (esp) Jaquette (fra) Jacket (eng) Jachetă (rom) Jacke (ted) jacka (dan) Xaca (veneto).
Come narra Jean Froissart nelle sue imperdibili Croniques "jacquerie" erano dette le rivolte del contado francese contro i latifondisti e sfruttatori d'ogni sorta, avvenute nel Nord del paese a partire dal 1358. Nome alquanto comune, quello di Giacomo, e massime diffuso fra i contadini rivoltosi. Durante la pugna essi indossavano, come i fanti a servizio dei signori feudali, il "giaco", una sorta di maglia che deve il nome all'arabo shakk; fusi insieme i due nomi, si giunse a jaquette, da cui la nostra giacca.
Caso meno raro di quanto si pensi, un termine che oggi s'associa dunque all'eleganza, e che designa un capo d'abbigliamento proprio delle classi dominanti, ha un'origine affatto umile e sottoproletaria, ancorché carico di storia di sanguinose rivolte contro l'oppressore.
Tuo affez.mo
Jean