lunedì 14 gennaio 2013

La Travel Jacket




LA TRAVEL JACKET


Vi presento Ernesto Rossi, uomo di trent'anni circa. Vive in Italia, ha un lavoro discreto, ama lo sport, la musica e gli amici.
A causa di vicissitudini che per il momento tralasciamo, il nostro Ernesto si trova nella situazione di dover ricostruire il proprio guardaroba partendo da zero.
Nella mia veste di grillo parlante (e petulante) seguirò ed indirizzerò le sue scelte, cercando di costruire assieme a lui il guardaroba perfetto, affrontando le situazioni che via via gli si presenteranno, facendo i conti con un budget per forza di cose limitato ed aggiungendo pezzi che contribuiscano a creare un insieme funzionale ma anche armonioso.

La situazione di tabula rasa nella quale si trova Ernesto è assai stimolante (anche se lui mi pare non goderne appieno: lo vedo anzi assai contrariato!).
Per creare il primo nucleo del suo guardaroba gli propongo di far finta di dover partire per un breve viaggio fuori città, diciamo un week end lungo.
Quali capi porterebbe con sé? Bene, quelli sono i primi capi che dovrà acquistare: un paio di jeans, due o tre magliette, una camicia, ed una giacca. Spero che tra qualche mese ognuna di queste voci avrà un ipertesto che rimandi alla relativa trattazione approfondita. Oggi affrontiamo la giacca; io gli ho consigliato una Travel Jacket.

Una Travel Jacket è il capo multipurpose per eccellenza; deve poter essere indossato sia sopra una t shirt od un maglione (a seconda del clima del paese in cui si viaggia) che con una camicia e al limite una cravatta per le situazioni più formali; quindi deve essere destrutturata, una specie di giacca-camicia morbida, ovviamente senza spalline. Deve assecondare i movimenti del corpo (quando rincorriamo l'autobus), deve essere un capo abbastanza robusto da poter reggere lo stress (vento, pioggia; il peso della cinghia dello zaino sulle spalle) e con un colore neutro base, facilmente abbinabile. Io personalmente suggerisco il blu, il grigio o il verde militare, ma al limite vanno bene anche il beige/sabbia (in diverse sfumature di intensità, fino al terra bruciata) o il nero. E preferisco il cotone rispetto alla lana, proprio per ottenere la massima versatilità.
Il capo deve avere quattro tasche esterne, se possibile chiuse da patta e bottone; nelle occasioni più formali la bindella (o pattina) andrà inserita nella tasca, per scomparire. La giacca dovrebbe anche avere una o più tasche interne, se possibile anch'esse con una chiusura (ad esempio con una zip).
Le caratteristica di giacca sportiva si accentuano con la presenza degli spacchi, che conferiscono maggiore libertà ai movimenti.
Va abbinata con pantaloni sportivi di cotone (chino) o jeans, e magari una sciarpa di cotone o lino per i paesi caldi.

Ma Ernesto, spiegami bene: perché sei rimasto senza abiti? "E' una lunga storia", mi dice lui, tra il disincantato ed il rassegnato.

1 commento:

  1. Stimatissimo F.,
    l'occasione mi è lieta per porre a guisa di marginale glossa giusto qualche appunto in merito all'etimo della parola giacca.
    In ambito neolatino, compaiono nomi simili per simili indumenti: Chaqueta (esp) Jaquette (fra) Jacket (eng) Jachetă (rom) Jacke (ted) jacka (dan) Xaca (veneto).
    Come narra Jean Froissart nelle sue imperdibili Croniques "jacquerie" erano dette le rivolte del contado francese contro i latifondisti e sfruttatori d'ogni sorta, avvenute nel Nord del paese a partire dal 1358. Nome alquanto comune, quello di Giacomo, e massime diffuso fra i contadini rivoltosi. Durante la pugna essi indossavano, come i fanti a servizio dei signori feudali, il "giaco", una sorta di maglia che deve il nome all'arabo shakk; fusi insieme i due nomi, si giunse a jaquette, da cui la nostra giacca.
    Caso meno raro di quanto si pensi, un termine che oggi s'associa dunque all'eleganza, e che designa un capo d'abbigliamento proprio delle classi dominanti, ha un'origine affatto umile e sottoproletaria, ancorché carico di storia di sanguinose rivolte contro l'oppressore.

    Tuo affez.mo
    Jean

    RispondiElimina