La CRAVATTA
"Ho
indossato raramente cravatte in vita mia" mi dice Ernesto
con una punta di malcelato orgoglio.
Bè,
Ernesto, non ci crederai, ma mi trovo in parte d'accordo con te.
Nel senso
che si può tranquillamente affermare che, ormai, nella vita di tutti
i giorni la cravatta non è più un accessorio obbligato. Ed anzi
questo discorso si potrebbe estendere praticamente a tutto
l'abbigliamento 'formale'.
A maggior
ragione, però, non essendo 'necessario' indossarne una,
si può fare per mero 'piacere': specie perché la cravatta è
uno dei pochi accessori con cui un uomo manifesta la propria
personalità.
Per il tuo
appuntamento di lavoro, visto il tuo ruolo di architetto,
armonizzerei la tua travel jacket e la camicia bianca con una
cravatta di maglia di lana, a tinta unita scura, con un nodo
semplice, che sottolinei il tuo carattere sportivo e di homo faber. Ottimo l'accoppiamento giacca blu/cravatta grigia, ad esempio.
Personalmente
preferisco quasi sempre le cravatte di lana o, nella stagione calda,
di maglia di cotone, piuttosto che la classica cravatta di seta,
magari a stampa - ovviamente le occasioni speciali, come le
cerimonie, fanno storia a sé. Attenzione però, sia quelle di cotone
che quelle di lino, pure eleganti, tendono spesso a stropicciarsi,
creando uno spiacevole effetto, che io chiamo 'effetto dilbert'.
Un
fraintendimento piuttosto diffuso porta poi molte persone a giocare
con la propria cravatta con un'eccessiva disinvoltura. Tenendo sempre
presente che ogni cravatta - la forma, il nodo, la fantasia - deve
adattarsi alla corporatura e, direi quasi, alla personalità di chi
la porta, vanno invece in ogni caso evitati certi eccessi quali
stampe floreali, colori fluo, nodi giganteschi; un tempo, quando la
cravatta era pressoché obbligatoria, inalberarne una con l'immagine dei
Fantastici Quattro (come fece il giornalista Maurizio Mannoni alla
conduzione di un TG3 a notte inoltrata, all'inizio degli anni 90)
poteva forse essere un gesto anti sistema; ora che questa necessità
è superata, un simile comportamento sembrerebbe semplicemente
inopportuno.
Nel tuo
armadio, poche cravatte, ma di ottima qualità; molte tinte unite,
nei colori base blu, azzurro, grigio, nero, rosso e bordeaux. Le regimental
- le cravatte a bande colorate oblique, così chiamate perché
ispirate a quelle che, nel mondo anglosassone, identificavano diversi
reggimenti e, in tempo di pace, più semplicemente l'appartenenza ad
un club - sono da molti percepite come cravatte 'serie da giorno';
diffidane, sono difficilissime da indovinare.
Il
principale consiglio: non gettare mai quelle vecchie (si, lo so che
ormai non ne hai più!). In ogni caso, dopo dieci anni, torneranno di
moda.
E poi: mai
il nodo allentato. Al massimo, cravatta in due bande ai lati del
colletto della camicia, aperto: solo per ricordare a tutti che,
sapendola lunga, la cravatta può anche essere un accessorio
sorprendentemente sexy.