mercoledì 31 luglio 2013

La cravatta

La CRAVATTA

"Ho indossato raramente cravatte in vita mia" mi dice Ernesto con una punta di malcelato orgoglio.
Bè, Ernesto, non ci crederai, ma mi trovo in parte d'accordo con te.
Nel senso che si può tranquillamente affermare che, ormai, nella vita di tutti i giorni la cravatta non è più un accessorio obbligato. Ed anzi questo discorso si potrebbe estendere praticamente a tutto l'abbigliamento 'formale'.
A maggior ragione, però, non essendo 'necessario' indossarne una, si può fare per mero  'piacere': specie perché la cravatta è uno dei pochi accessori con cui un uomo manifesta la propria personalità.
Per il tuo appuntamento di lavoro, visto il tuo ruolo di architetto, armonizzerei la tua travel jacket e la camicia bianca con una cravatta di maglia di lana, a tinta unita scura, con un nodo semplice, che sottolinei il tuo carattere sportivo e di homo faber. Ottimo l'accoppiamento giacca blu/cravatta grigia, ad esempio.
Personalmente preferisco quasi sempre le cravatte di lana o, nella stagione calda, di maglia di cotone, piuttosto che la classica cravatta di seta, magari a stampa - ovviamente le occasioni speciali, come le cerimonie, fanno storia a sé. Attenzione però, sia quelle di cotone che quelle di lino, pure eleganti, tendono spesso a stropicciarsi, creando uno spiacevole effetto, che io chiamo 'effetto dilbert'.


Un fraintendimento piuttosto diffuso porta poi molte persone a giocare con la propria cravatta con un'eccessiva disinvoltura. Tenendo sempre presente che ogni cravatta - la forma, il nodo, la fantasia - deve adattarsi alla corporatura e, direi quasi, alla personalità di chi la porta, vanno invece in ogni caso evitati certi eccessi quali stampe floreali, colori fluo, nodi giganteschi; un tempo, quando la cravatta era pressoché obbligatoria, inalberarne una con l'immagine dei Fantastici Quattro (come fece il giornalista Maurizio Mannoni alla conduzione di un TG3 a notte inoltrata, all'inizio degli anni 90) poteva forse essere un gesto anti sistema; ora che questa necessità è superata, un simile comportamento sembrerebbe semplicemente inopportuno.
Nel tuo armadio, poche cravatte, ma di ottima qualità; molte tinte unite, nei colori base blu, azzurro, grigio, nero, rosso e bordeaux. Le regimental - le cravatte a bande colorate oblique, così chiamate perché ispirate a quelle che, nel mondo anglosassone, identificavano diversi reggimenti e, in tempo di pace, più semplicemente l'appartenenza ad un club - sono da molti percepite come cravatte 'serie da giorno'; diffidane, sono difficilissime da indovinare. 
Il principale consiglio: non gettare mai quelle vecchie (si, lo so che ormai non ne hai più!). In ogni caso, dopo dieci anni, torneranno di moda. 

E poi: mai il nodo allentato. Al massimo, cravatta in due bande ai lati del colletto della camicia, aperto: solo per ricordare a tutti che, sapendola lunga, la cravatta può anche essere un accessorio sorprendentemente sexy.

giovedì 24 gennaio 2013


LA CAMICIA


"E poi, in effetti, debbo proprio andare via tra un paio di settimane, per qualche giorno. Affari, ma non solo."
Perfetto! Mi faccio descrivere nel dettaglio il tipo di affari, mi dice che si tratta di un sopralluogo in un cantiere per cui presta una consulenza a Londra, che proseguirà, lo stesso giorno, in una colazione di lavoro con i committenti.
Non essendo prevista soluzione di continuità tra le due occasioni, Ernesto dovrà indossare qualcosa a metà tra lo sportivo ed il formale. La Travel Jacket già descritta, abbinata a pantaloni chinos tono su tono ed un maglione a collo alto andrà bene per il sopralluogo: ma il pranzo richiede camicia e cravatta.
La camicia è il capo di abbigliamento maschile più importante di tutti: una buona camicia è la vera "armatura" del moderno cavaliere, e gli permette di affrontare qualsiasi imprevisto della sua giornata sentendosi sempre protetto ed elegante.
La tradizione che individua nella camicia bianca il capo raffinato per eccellenza risale al tempo in cui solo chi aveva servitori e non doveva lavorare per vivere poteva permettersi il suo candore. É tutt'ora la mia prima scelta quando parto per un viaggio; è perfetta in ogni occasione, sia con la cravatta che con il colletto aperto, osando anche fino al secondo bottone - a patto di avere un collo glabro e tonico. 
Passato il tempo in cui la camicia era considerata biancheria intima, ora viene mostrata invece che nascosta. E a tale proposito, ho la convinzione che il tipico abbinamento camicia/maglione, che fa tanto bravo ragazzo, abbia fatto il proprio tempo: la camicia va con una giacca, il maglione con una t shirt.
Le camicie su misura offrono un comfort ineguagliabile ad un costo non proibitivo: su quest'ultima affermazione, un'occhiata eloquente di Ernesto mi ricorda che il budget è limitato. Va bene, il discorso sui capi "su misura" lo affronterò un'altra volta: ci si può comunque procurare delle buone camicie confezionate, stando attenti a certi dettagli che caratterizzano dei buoni prodotti: la struttura del colletto e dei polsini, il carrè posteriore, le cuciture.
Per anni le camicie confezionate sono state preparate con "troppa stoffa" per adattarsi a tutte le corporature: il che comportava che la figura di uomini dalla complessione fisica sottile o atletica risultava ingoffata. Qualche anno fa la nuova tendenza allo slim dall'alta moda è arrivata sino ai capi confezionati e, come spesso accade, si è caduti nell'eccesso inverso: camicie così strette da sottolineare qualsiasi difetto del tronco (pancia, fianchi).
La camicia ben confezionate, invece,segue la figura senza comprimerla, e nasconde eventuali difetti; ho già detto del colore, bianco. Nelle occasioni formali, di giorno, oltre al bianco si può scegliere solo l'azzurro; la camicia a righe può essere portata sotto un abito di taglio rigoroso, mentre il quadretto è eccentrico e rischioso, e difficile da  portare con disinvoltura. 
Il particolare più importante è il colletto; ce ne sono molti modelli, ed il mio preferito è il colletto aperto alla francese, che lascia spazio al nodo della cravatta, ma è elegante anche aperto. C'è da dire che il colletto deve adattarsi alla conformazione di chi lo indossa: chi è dotato di un collo corto o taurino sarà orientato a colletti button down  che ne mantengono le punte in posizione, chi ha il collo magro o lungo si orienterà verso colletti più voluminosi o strutturati.
Le camicie colorate e il lino caratterizzano invece l'estate (anche se una camicia bianca di lino, di taglio impeccabile, portata con cravatta e abito fresco di lana si può portare con stile ed ricercatezza sino ad ottobre inoltrato, alle nostre latitudini).
Ernesto, però mi stupisce: "il vero motivo per indossare una camicia bianca? Non c'è spettacolo più sexy della tua ragazza che si alza dal letto e si infila una tua camicia per andare a bere un bicchiere d'acqua". E bravo Ernesto, non posso che essere d'accordo! 

lunedì 14 gennaio 2013

La Travel Jacket




LA TRAVEL JACKET


Vi presento Ernesto Rossi, uomo di trent'anni circa. Vive in Italia, ha un lavoro discreto, ama lo sport, la musica e gli amici.
A causa di vicissitudini che per il momento tralasciamo, il nostro Ernesto si trova nella situazione di dover ricostruire il proprio guardaroba partendo da zero.
Nella mia veste di grillo parlante (e petulante) seguirò ed indirizzerò le sue scelte, cercando di costruire assieme a lui il guardaroba perfetto, affrontando le situazioni che via via gli si presenteranno, facendo i conti con un budget per forza di cose limitato ed aggiungendo pezzi che contribuiscano a creare un insieme funzionale ma anche armonioso.

La situazione di tabula rasa nella quale si trova Ernesto è assai stimolante (anche se lui mi pare non goderne appieno: lo vedo anzi assai contrariato!).
Per creare il primo nucleo del suo guardaroba gli propongo di far finta di dover partire per un breve viaggio fuori città, diciamo un week end lungo.
Quali capi porterebbe con sé? Bene, quelli sono i primi capi che dovrà acquistare: un paio di jeans, due o tre magliette, una camicia, ed una giacca. Spero che tra qualche mese ognuna di queste voci avrà un ipertesto che rimandi alla relativa trattazione approfondita. Oggi affrontiamo la giacca; io gli ho consigliato una Travel Jacket.

Una Travel Jacket è il capo multipurpose per eccellenza; deve poter essere indossato sia sopra una t shirt od un maglione (a seconda del clima del paese in cui si viaggia) che con una camicia e al limite una cravatta per le situazioni più formali; quindi deve essere destrutturata, una specie di giacca-camicia morbida, ovviamente senza spalline. Deve assecondare i movimenti del corpo (quando rincorriamo l'autobus), deve essere un capo abbastanza robusto da poter reggere lo stress (vento, pioggia; il peso della cinghia dello zaino sulle spalle) e con un colore neutro base, facilmente abbinabile. Io personalmente suggerisco il blu, il grigio o il verde militare, ma al limite vanno bene anche il beige/sabbia (in diverse sfumature di intensità, fino al terra bruciata) o il nero. E preferisco il cotone rispetto alla lana, proprio per ottenere la massima versatilità.
Il capo deve avere quattro tasche esterne, se possibile chiuse da patta e bottone; nelle occasioni più formali la bindella (o pattina) andrà inserita nella tasca, per scomparire. La giacca dovrebbe anche avere una o più tasche interne, se possibile anch'esse con una chiusura (ad esempio con una zip).
Le caratteristica di giacca sportiva si accentuano con la presenza degli spacchi, che conferiscono maggiore libertà ai movimenti.
Va abbinata con pantaloni sportivi di cotone (chino) o jeans, e magari una sciarpa di cotone o lino per i paesi caldi.

Ma Ernesto, spiegami bene: perché sei rimasto senza abiti? "E' una lunga storia", mi dice lui, tra il disincantato ed il rassegnato.